Morto un papa, qualcuno sospira di sollievo. Non recitava proprio così il detto popolare ma è evidente che quest’altra triste versione stia trovando spazio in questi giorni, anche a Gubbio.
I detrattori di papa Francesco continuano ad avere facce cupe e pensieri neri. Sebbene abbiano sperato da 12 anni nelle dimissioni del pontefice “usurpatore” o in una sua dipartita (diciamolo chiaramente), adesso che questo evento si è verificato hanno probabilmente festeggiato e brindato, ma le facce cupe e i pensieri neri non se ne vanno. È incredibile cosa possa provocare nell’animo umano l’odio, anche nelle persone che si professano cristiane, cattoliche, apostoliche.
In questi giorni si leggono commenti feroci (e per la verità anche allucinati) all’indirizzo del pontefice argentino che ha guidato la Chiesa in anni molto complicati. Ma purtroppo i suoi gesti e le sue parole non hanno mai trovato spazio nell’animo di chi vorrebbe rifarsi a un cattolicesimo pre-conciliare, inteso non come pre Concilio Vaticano II, ma almeno pre Concilio Vaticano I. Forse, per comprendere alcune posizioni così fortemente reazionarie, sarebbe necessario risalire al Concilio di Trento e alla Controriforma.
Viene da chiedersi chi scrive queste cose quale tipo di ecclesiastici si immagina, quale tipo di cardinali, quale tipo di Chiesa e, in sostanza, quale tipo di vangelo. Di chi si dovrebbe occupare la Chiesa se non degli ultimi? Dei porporati accusati di reati finanziari? O di quelli che indossano le scarpe e gli abiti più pregiati? Si deve occupare di chi nel 2025 muore di fame o della curia romana che forse vorrebbe tornare a Pio IX o anche prima?
Comunque sia, ai teologi musoni suggeriamo le parole pronunciate da Bergoglio il 14 giugno dello scorso anno durante l’udienza concessa agli artisti del mondo dell’umorismo: “la gioia apre alla condivisione ed è il miglior antidoto all’egoismo e all’individualismo. Ridere aiuta anche a rompere le barriere sociali, a creare connessioni tra le persone. Ci permette di esprimere emozioni e pensieri, contribuendo a costruire una cultura condivisa e a creare spazi di libertà. Voi ci ricordate che l’homo sapiens è anche homo ludens; che il divertimento giocoso e il riso sono centrali nella vita umana, per esprimersi, per imparare, per dare significato alle situazioni”.
Se non bastasse a togliere le facce cupe, c’è sempre la preghiera di San Tommaso Moro:
Dammi Signore, una buona digestione
e anche qualcosa da digerire.
Dammi la salute del corpo,
col buonumore necessario per mantenerla.
Dammi Signore, un’anima santa,
che sappia far tesoro di ciò che è buono e puro,
e non si spaventi davanti al peccato,
ma piuttosto trovi il modo di rimettere le cose a posto.
Dammi un’anima che non conosca la noia,
i brontolamenti, i sospiri e i lamenti,
e non permettere che mi crucci eccessivamente
per quella cosa tanto ingombrante che si chiama “io”.
Dammi Signore, il senso dell’umorismo,
fammi la grazia di capire gli scherzi,
perché abbia nella vita un po’ di gioia
e possa comunicarla agli altri.
Così sia.