di Massimo Bei
La francescana “custodia del creato” passerebbe anche per la bonifica del territorio dai rifiuti. il problema È urgente.
Cisterne di ferro arrugginite tra la vegetazione, vecchie impalcature, trattori abbandonati, lamiere di capanni in rovina: il territorio è costellato di oggetti che il tempo e l’incuria hanno ridotto a rifiuti. In molti casi, dopo la morte di una generazione, i successori si limitano a lasciare in eredità queste strutture fatiscenti, senza preoccuparsi di rimuoverle o sistemarle.

Il risultato è un paesaggio deturpato da materiali ferrosi e rottami che, anziché venire recuperati, restano abbandonati per anni. Nonostante l’esistenza di numerosi bandi e risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), la domanda resta aperta: esistono programmi specifici per la bonifica del territorio, in particolare per il recupero di questi rifiuti ferrosi?

Un “tesoro” nascosto sotto forma di materiali ferrosi sembra giacere inutilizzato, simile a una miniera a cielo aperto, ma non c’è alcuna incentivazione per il recupero. Le informazioni su come intervenire in modo efficace e senza incorrere in multe o sanzioni sono scarse, mentre il buon senso suggerirebbe una gestione più responsabile. Il concetto di “custodia del Creato”, tanto caro alla tradizione francescana, rimane purtroppo spesso un ideale non applicato nella realtà. Tuttavia, liberare e curare il territorio è ancora possibile, e forse sarebbe il momento di fare qualche passo concreto.