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Il fotografo Robert Doisneau e il suo celebre bacio in mostra a Perugia

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“In breve, ROBERT DOISNEAU”. Dal 15 novembre 2024 al 4 maggio 2025, per la prima volta in Umbria 30 fotografie iconiche che raccontano la poetica di uno dei più grandi e amati fotografi del Novecento, tra cui il celebre Bacio dell’hotel de Ville. La mostra è il nuovo appuntamento con CAMERA OSCURA, lo spazio per la fotografia della Galleria Nazionale dell’Umbria.

Dal 15 novembre 2024 al 4 maggio 2025, la Galleria Nazionale dell’Umbria a Perugia, nello spazio CAMERA OSCURA dedicato alla fotografia, allestito all’interno del percorso espositivo del museo perugino, ospita per la prima volta in Umbria la mostra In breve, Robert Doisneau, a cura di Alessandra Mauro.

L’esposizione presenta 30 fotografie che raccontano l’intera poetica del fotografo parigino: tra di esse spicca la sua immagine più iconica, il famoso Bacio dell’Hotel de Ville, pubblicato sulla rivista americana Life nel 1950 e divenuto immediatamente il simbolo di epoca e di una generazione.

Robert Doisneau, tra i fotografi più influenti del suo tempo, fu in grado di raccontare come nessun altro la Parigi del Secondo dopoguerra in una serie di immagini perfette per costruzione e poesia.

Robert Doisneau, La dame indignée, 1948, Atelier Robert Doisneau.

L’appuntamento con Robert Doisneau – dichiara Costantino D’Orazio, direttore dei Musei Nazionali dell’Umbria – prosegue il lavoro della Galleria Nazionale dell’Umbria nella proposta delle esperienze artistiche internazionali più significative del Novecento. Con il suo obiettivo, Doisneau ha colto le fragilità, i sogni e l’entusiasmo di un periodo storico eccezionale, che presentiamo in Umbria per la prima volta”.

Nato nel 1912 a Gentilly, si avvicina ben presto alla fotografia: la professione perfetta per chi, come lui, vuole essere un non-conformista, un solitario, un osservatore. Essere fotografo per lui vuol dire soprattutto perlustrare la città, muovendosi come su un palcoscenico privilegiato dove tutto avviene come in una messa in scena fantastica. La fotografia regala a Doisneau “prima di tutto la libertà, – scrive in catalogo Alessandra Mauro – bene supremo a lungo inseguito, e gli permette poi di realizzare fotografie come piccoli haiku visivi, garbati e intensi, con cui riempire di sguardi, di sorrisi, di immagini la sua personalissima e dettagliata mappa del mondo. Un mondo che, in gran parte, è contenuto nella città di Parigi.

Nella sua carriera collabora con le principali riviste del mondo (Life prima di tutte) e incarna nella realtà, ma soprattutto nella fantasia di generazioni di ammiratori, l’emblema del fotografo pronto a cogliere le scene di quotidiano bonheur, di tenerezza e solidarietà, che, dopo gli orrori della Seconda guerra mondiale, tutti volevano ritrovare nelle città distrutte dall’odio per poterle scoprire di nuovo accoglienti, solidali, pronte a rimettere in sesto il tessuto sociale e morale dell’Europa.

Tante e memorabili sono le immagini che ha lasciato e che formano l’orizzonte visivo e l’immagine straordinaria di una città che in parte esiste e in parte è forse frutto della sua fantasia.

La mostra si compone di una scelta di immagini tra le più celebri della sua produzione, in una selezione messa a punto con i suoi eredi e l’Atelier Robert Doisneau di Parigi.

Catalogo Silvana Editoriale.

La mostra è realizzato con il supporto de L’orologio società cooperativa – Business Unit Sistema Museo e il contributo del GRUPPO FIORENZONI.

Radio Monte Carlo è la radio ufficiale della mostra.

STORIA DEL BACIO DELL’HOTEL DE VILLE

«L’incarico è prestigioso: la rivista Life chiede a Robert Doisneau di illustrare come, più o meno fantasiosamente, i parigini si scambino effusioni in pubblico incuranti del pudore e del bisogno di preservare la loro intimità. Del resto, in quell’inizio degli anni Cinquanta la fama di Parigi come città dell’amore è uno stereotipo e insieme un sogno condiviso da europei e americani.

Doisneau cerca di capire come risolvere la questione. Certo, può tentare di cogliere i baci degli amanti occasionali. Ma li troverà? E poi, saranno le situazioni giuste? Non si rischierà di “bucare” il servizio? In cerca di ispirazione, si ferma per schiarirsi le idee e bere un bicchiere in un bistrot presso Les Invalides. Lì, una coppia attrae la sua attenzione. Sono giovani, belli e visibilmente innamorati. Li raggiunge, ci parla. Si tratta di due aspiranti attori, Françoise Delbart, 20 anni, e Jacques Carteaud, 23. Nasce l’idea, quasi un gioco, di girare per Parigi con loro. “Non vi dispiacerà baciarvi di fronte alla mia macchina fotografica?”, chiede il gentile e premuroso fotografo. Niente affatto. Ci piace baciarci. Rispondono sorridendo. “Monsieur Doisneau ci portò in tre differenti posti di Parigi per le riprese, ricorda Françoise. Camminammo tanto. È stato un gioco, un bellissimo momento di piena libertà per noi. Tutto quello che dovevamo fare, era restare a circa 4 metri da lui e baciarci. Per prima cosa, siamo andati a Place de la Concorde, poi sulla Rue de Rivoli e alla fine, all’Hotel de Ville”.
E proprio lì, di fronte all’imponente municipio cittadino, nasce la foto.»

Alessandra Mauro, nel catalogo della mostra

CAMERA OSCURA

La rassegna fotografica Camera Oscura. La Galleria Nazionale dell’Umbria per la fotografia, a cura di Marian Bon Valsassina e Costanza Neve, si propone di esplorare l’essenza dell’arte fotografica, un mezzo che, sin dalla sua nascita, ha catturato momenti e raccontato storie, diventando una testimonianza della nostra realtà e delle emozioni umane. Il concetto stesso di camera oscura, che risale a secoli prima dell’invenzione della fotografia, rappresenta l’idea di un luogo in cui la luce penetra esclusivamente da un minuscolo foro, creando immagini proiettate su una superficie. Questo processo di rivelazione è il cuore della fotografia: un dialogo tra luce e ombra che dà vita a visioni uniche e personali.

Il progetto offre una nuova chiave di lettura della realtà, illuminando, anche nell’oscurità, sull’arte della fotografia, intesa sia come atto tecnico sia come espressione artistica, proponendosi di dimostrare, attraverso le fotografie, il fil rouge che collega l’arte del passato al presente. Un’insegna al neon segna l’ingresso a questo spazio ‘segreto’, avvolto in luci soffuse e ombre suggestive. Qui non si trovano tempere, oli, pennelli o collanti, ma si esplorano concetti di tempo, esposizione, profondità e messa a fuoco.

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