Si è rinnovata come ogni 11 settembre la festa della traslazione del corpo di Sant’Ubaldo dalla città alla vetta del monte Ingino. Un gran numero di eugubini ha affollato per tutta la giornata la basilica dedicata al Santo Patrono dove si sono celebrate messe ogni ora per tutta la mattina. Particolarmente partecipata è stata la celebrazione solenne presieduta dal vescovo Luciano Paolucci Bedini che nel pomeriggio ha concelebrato insieme al vicario della diocesi don Mirko Orsini, ai due custodi della basilica don Giuseppe Ganassin e don Pietro Benozzi e ad altri sacerdoti della diocesi. Presenti il sindaco Vittorio Fiorucci e autorità militari oltre a rappresentanze delle famiglie ceraiole.
Il popolo di Gubbio non rinuncia a questo appuntamento solenne celebrato dal lontano 1194, quando il corpo del Santo vescovo fino ad allora sepolto in un sepolcro di marmo in cattedrale, venne trasferito nel piccolo oratorio dei Santi Gervasio e Protasio in vetta al monte Ingino, dove Ubaldo era solito ritirarsi in preghiera. La leggenda racconta che il luogo venne raggiunto dai buoi che trainavano senza guida il carro sul quale era adagiata la salma del Santo. La verità storica resta avvolta dal mistero di una decisione che spostava il corpo dalla sicura e protetta cattedrale all’interno delle mura urbiche ad una piccola e indifesa chiesa sulla vetta del colle esponendo il corpo al rischio di trafugamento.
L’11 settembre è stato in passato giornata di grande festa soprattutto delle comunità rurali che raggiungevano la Basilica compiendo anche lunghi spostamenti a piedi e portandosi appresso il famoso “fagottello” con i cibi e le bevande di tutta la giornata. Questa tradizione è stata rinverdita alcuni anni fa dalla Famiglia dei Santantoniari che organizza una “cena del fagottello” subito dopo la conclusione della cerimonia religiosa nei locali posti sotto il campanile della basilica. Un altro momento conviviale è stato organizzato dall’Università dei Muratori all’interno del chiostro.