L’intervista gentilmente concessa a Media Video News dal vescovo Luciano Paolucci Bedini, che mercoledì 30 aprile, nella ricorrenza della dedicazione della “Chiesa madre” eugubina ai santi Mariano e Giacomo, celebrerà una delle due liturgie in programma in suffragio di Papa Francesco.
La Chiesa eugubina si è riunita in preghiera in suffragio di Papa Francesco lo scorso 25 aprile, riempiendo la chiesa di San Giovanni Battista. Alla veglia, presieduta dal vescovo Luciano Paolucci Bedini secondo lo schema indicato dalla Conferenza episcopale italiana, hanno partecipato tanti fedeli, sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose.
Così ha iniziato la veglia “Nella luce della Pasqua” il vescovo Paolucci Bedini:
“Il Signore Gesù si lasciò «cesellare dalla volontà di Dio, prendendo sulle spalle tutte le conseguenze e le difficoltà del Vangelo fino a vedere le sue mani piagate per amore». In questa veglia di preghiera, ancorati alle ultime parole del Signore, vogliamo affidare il nostro papa Francesco alle mani del Padre. Queste mani di misericordia trovino la sua lampada accesa con l’olio del Vangelo che egli ha sparso e testimoniato durante la sua vita”.
Scorri in basso per l’intervista a Mons. Luciano Paolucci Bedini
Un momento di raccoglimento, toccante ed emozionante, con preghiere, canti, le letture evangeliche della risurrezione di Lazzaro, accompagnate da meditazioni sullo stesso episodio scritte negli anni da Papa Francesco.
Al termine della veglia, il pastore delle Chiese eugubina e tifernate ha annunciato che durante i novendiali per il Santo Padre saranno celebrate due liturgie in suffragio del pontefice anche nelle due diocesi: la prima è fissata per mercoledì 30 aprile nella Cattedrale di Gubbio, alle ore 18, proprio nella ricorrenza della dedicazione della “Chiesa madre” eugubina ai santi Mariano e Giacomo; domenica 4 maggio, alle ore 18.30, la stessa celebrazione sarà ospitata dalla Cattedrale dei Santi Florido e Amanzio di Città di Castello.
Mons. Paolucci Bedini ha gentilmente concesso a Media Video News un’intervista, che riportiamo di seguito:
– In questo momento di lutto per la Chiesa universale, quali aspetti del pontificato di Papa Francesco ritiene abbiano lasciato un segno più profondo nella vita dei credenti e nella missione della Chiesa?
“Sicuramente l’atteggiamento di vicinanza, di tenerezza e di compassione che il Santo Padre ha vissuto e annunciato verso tutti a partire dai più fragili ed emarginati. È così che ha ricordato ai credenti e ha comunicato al mondo l’amore di misericordia di Dio Padre che abbiamo conosciuto nella vita donata di Gesù”.
– Guardando all’eredità spirituale e pastorale di Papa Francesco, quale messaggio ritiene sia più urgente raccogliere e portare avanti oggi?
“Il Santo Padre Francesco ha guidato con forza e chiarezza la Chiesa universale nel cammino di attuazione dell’ecclesiologia di comunione scaturita dal Concilio Vaticano II. Il tema della sinodalità e della sua esperienza nella comunità ecclesiale è stato rilanciato e riletto, perché ogni battezzato potesse prenderne coscienza e sentirsi partecipe”.
– È vero che la Chiesa ha perso i credenti e che i seminari sono vuoti? Se sì, cosa racconta questo dato?
“La Chiesa nel mondo cresce, crescono i battezzati e anche i consacrati. È nella vecchia Europa, che fonda le sue radici nel cristianesimo, che stiamo assistendo da più di cinquant’anni a una seria riduzione di affezione, di partecipazione e di coerenza morale con il Vangelo. Questo è frutto di una fede adulta data per scontata e non maturata, spesso non nutrita, lasciata alle sensibilità individuali e perciò infruttuosa rispetto alla vita quotidiana. Da questo terreno difficilmente possono germogliare vocazioni a qualsiasi stato di vita”.
– La Chiesa, come così come hanno fatto la società, lo Stato e il suo ordinamento giuridico, è cambiata nei secoli, per rispondere ai cambiamenti del tempo? Se sì, è bene che lo abbia fatto?
“La Chiesa, in quanto formata da umane creature che vivono nel tempo e nella storia, è continuamente cambiata. Non per adattarsi alle mode culturali, ma per incarnarsi sempre meglio nel mondo dove è chiamata ad annunciare il Vangelo di Cristo, che invece non muta, fino alla fine dei tempi. Questa continua riforma, che l’ha tenuta in vita, è opera dello Spirito Santo, l’unica vera guida della Chiesa. E tutto ciò che non è frutto del discernimento della sua voce non dura, passa”.
– Alcuni fra fedeli e uomini di chiesa sostengono che la Chiesa nel tempo sia stata snaturata in nome del consenso e che ciò sia accaduto anche per mano di Papa Francesco. È davvero accaduto questo?
“Se fosse così, oggi ci ritroveremmo in una Chiesa mondana, che ha ceduto ai valori del mondo. Invece, anche grazie a Papa Francesco, la Chiesa nel mondo tiene alto lo sguardo verso il primato di Dio e della vita eterna, e proprio per questo è capace di essere libera rispetto alle scelte del mondo. Con una testimonianza limpida e appassionata, il Santo Padre ha difeso in questi anni la dignità di ogni persona umana in quanto figlio di Dio, la fratellanza universale fondata sull’essere tutti figli di un unico Padre, la potenza della vita di Gesù che vince la morte, il male e il peccato”.
– In questo momento il mondo guarda all’elezione del nuovo Capo della Chiesa come si guarderebbe a quella di un potente capo di stato. Di quale guida ha bisogno il mondo politico in questo momento? E quello religioso?
“Per quanto lo sguardo del mondo proietti anche sull’elezione del nuovo pontefice le categorie politiche, chi crede sa quale passaggio importante è questo. Per quanto riguarda il mondo, credo che ci sia urgente bisogno non di una ulteriore leadership carismatica e solitaria, ma di una capacità di tutti i leader di governare in una maniera condivisa e collaborativa. La Chiesa ha bisogno, come sempre, di un uomo di Dio, umile e sapiente, che si lasci guidare dallo Spirito Santo e sappia accompagnare il gregge di Dio come un buon pastore”.