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SAN GIOVANNI BATTISTA A PETAZZANO E SANTA MARIA DEL ROSARIO DI CASTIGLIONE: SALVIAMO LA NOSTRA STORIA!

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Riceviamo e pubblicato l’interessante articolo di Michele Fiorucci

Fra l’amena natura di Castiglione, alpestre territorio ad appendice delle estensioni meridionali del comune, svetta imponente, a guisa di faro, il monumentale “complesso”, con chiesa e castello longobardo. Ogni pietra a sostegno di quell’architettura millenaria, che ben si appalesa autoritaria, rammenta secoli di storia, comunità, appartenenza, una presenza radicata dissolta solo dall’irrefrenabile urbanesimo degli anni ’70.

Fra la vivace periferia a ovest di Gubbio e l’agreste anticamera del buranese (Santa Margherita e San Bartolomeo) si innesta l’idilliaco paesaggio di Petazzano – “stretto” ad est dalla SS 452 (o Strada della Contessa) e ad ovest dalla S.P. n. 207 direzione Salìa – Caicambiucci. La frazione di Petazzano ospita, pedissequamente al circostante territorio, rigogliose distese di pregevole fattura, nonché, invero, resti della sua recente “vitalità”: sorge, a non meno di qualche chilometro dalle direttrici summenzionate, la Chiesa di San Giovanni Battista (dietro al quale si nasconde il cimitero, con cappellina ed ossario).

Se ad oggi Petazzano e Castiglione appaiono silenti, soggette a progressivo e inesorabile spopolamento, così non era sino a pochi anni fa: Castiglione, nel ‘50, contava ben 500 abitanti (!), una florida e vivacissima parrocchia, una scuola con circa una 50ina di studenti (fra cui rammentiamo Romolo Cerri, cultore della lingua degli Umbri), due “spacci” del Monco (Fam. Cenci, Castiglione), e del Veschino (Fam. Tosti, Direzione Santa Cecilia, a circa 2.5 km dal Castello). Così come Petazzano, viva comunità e parrocchia sino agli anni ’80 con chiesa (allora frequentatissima), catechismo, scuola istituita presso la Chiesa (si ricorda il maestro Aldo Cacciamani), una cinquantina di famiglie ivi stabilite e una rinnovata festa di zona (sino al 1995 circa).

Riferimento di dette comunità erano le Chiese con le relative parrocchie, Santa Maria del Rosario (Castiglione), San Giovanni Battista (Petazzano), e i relativi parroci, in via residuale uomini di culto, in via primaria reggenti di Appodiati montuosi, burocrati, precettori, in tempi nel quale l’analfabetismo dilagava. Eroi civili d’altri tempi! (Don Giovanni Mariani, parroco di Castiglione, ebbe a restarvi per ben 45 anni).

Le citate chiese, un tempo primari riferimenti, stanno man mano degradandosi fra il diffuso disinteresse. Calcinacci fra i presbiteri medievali, intonaci scrostati. Rovine fra le panche decrepite fiaccate dal tarlo. Pietre sparse fra gli altari secolari rialzati. L’abbandono graduale è inesorabile e, per l’effetto, il conseguente decadimento si avvicina ineluttabile.
Il mantenimento dell’integrità strutturale dei succitati siti non è ascrivibile a un mero onere di legge, di più, si manifesta dovere etico della nostra comunità intera e, ove possibile, delle nostre istituzioni, civili e/o spirituali che siano.

La tutela di certi luoghi è manifestazione di rispetto, tanto per la nostra storia “maestra di vita e nunzia dell’antichità”, tanto per i nostri antenati, ben atteso che l’odierna comunità eugubina, con il suo portato di maestria, benessere, tradizione e folklore sorge anche sul sacrificio e sulla dedizione dei nostri avi, spesse volte originari di luoghi che tutt’oggi ci appaiono “esotici”.
Rispettare il territorio significare omaggiare il sacrificio dei nostri antenati, nonché trasmetterlo ai posteri.

Fatta l’ampia e doverosa premessa, è affidata a queste poche righe l’intenzione di sollecitare le preposte istituzioni ad intervenire, quanto prima, sui luoghi qui in commento. Ovviamente, si è ben consapevoli delle difficoltà sottese, specie di carattere economico e, altrettanto, si è consapevoli dell’investimento (e sforzo) annuo posto in essere dalla locale diocesi.

In via generale, il territorio eugubino è (fortunatamente) saturo di luoghi di culto, edifici, monumenti e cimiteri di differente grandezza variamente ubicati. Lo stato di tali luoghi, in un prossimo futuro non lontano, sarà, sempre più, sottoposto a un’irrefrenabile decadimento strutturale. Pertanto, sin d’ora, si rende necessario e urgente un piano strutturale di coordinamento che involga le istituzioni, civili e spirituali, ad ogni grado e livello possibile, affinché si possa, adeguatamente, tutelare lo sterminato patrimonio religioso della nostra terra, recuperarlo, sicché valorizzarlo con iniziative di qualsiasi voglia natura.
Obiettivo arduo, ai limiti dell’utopia. Ma il sol pensiero è doveroso.
Salvare, finché si è in tempo, Santa Maria del Rosario e San Giovanni Battista.
Salvare, finché si è in tempo, la nostra preziosissima storia.

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