Partire per poi ritornare: molti giovani eugubini partono, cercano il proprio posto nel mondo e poi rientrano a casa, tavolta schiacciati dal costo della vita nelle grandi città. Tra chi va e chi viene il bilancio si tiene in equilibrio, il problema è un altro: nel 2024, a fronte di 389 persone decedute, ne sono nate solo 147.
I dati demografici ufficiali diffusi dal Comune di Gubbio in questa settimana, ci impongono di tornare su questo argomento dopo che lo scorso numero gli avevamo dedicato l’apertura in prima pagina. Il perché è detto dai numeri che non mentono mai e che confermano le nostre ipotesi della scorsa settimana e cioè che il problema di Gubbio è esclusivamente la denatalità e non il saldo negativo tra emigrati e immigrati. Anzi, questo saldo è addirittura positivo a favore di chi è venuto a risiedere nel nostro comune, rispetto a chi invece se ne è andato.
Dal primo gennaio al 31 dicembre 2024 la popolazione totale è passata da 30.569 a 30.438, con un calo dunque di 131 unità: Gubbio è riuscita però a mantenere ancora quota 30mila abitanti. Il calo della popolazione registrato negli ultimi anni prosegue, ma con una tendenza a rallentare.
I dati preoccupanti continuano ad arrivare dal saldo tra nati e morti, purtroppo nettamente sbilanciato dalla parte dei secondi. Lo scorso anno sono stati 147 (di cui 8 stranieri) le bambine e i bambini venuti alla luce, mentre 389 persone (8 stranieri) sono decedute, con un saldo negativo di 242.
Il dato confortante riguarda il saldo ampiamente positivo tra immigrati ed emigrati (+111): 341 persone se ne sono andate a fronte di 452 nuovi arrivi, 1982 sono gli stranieri, 22 in più rispetto a un anno prima. Non sappiamo quanti tra i nuovi arrivi sono rientri. È però chiaro che molte persone che cambiano residenza per motivi di lavoro attratte dalle luci e dalle prospettive della grande città, spesso sono costrette a tornare indietro per gli stessi motivi economici che avevano portato ad abbandonare Gubbio.
Una partecipatissima prima edizione di “Gubbio Job”, la fiera del lavoro dell’Alto Chiascio, ha fatto da ponte fra aziende, studenti e lavoratori.
“L’esigenza di tornare a casa – ha detto al TGR Rai dell’Umbria, Francesca, giovane eugubina che vorrebbe tornare in città – nasce da diversi fattori, sia da un punto di vista affettivo familiare, ma anche da un punto di vista economico. Perché comunque città come Roma, Milano, Verona, Bologna sono città molto costose”.
Queste parole racchiudono un po’ il senso di “Gubbio Job”, la fiera del lavoro che si è svolta lo scorso fine settimana presso la Biblioteca Sperelliana e che ha visto la partecipazione di centinaia di persone più o meno giovani, alla ricerca di un’opportunità lavorativa nel territorio eugubino.