Come accade ogni anno, da Palazzo Pretorio ci fanno sapere i dati relativi agli accessi al Palazzo dei Consoli registrati durante il periodo natalizio. Si parla di 5.958 ingressi tra il 21 dicembre 2024 e il 6 gennaio di quest’anno. La notizia, in teoria, si esaurirebbe qui. Tuttavia un comunicato stampa di questo tipo, che viene diffuso puntualmente ogni gennaio da almeno qualche anno e che di solito passa sottotraccia, questa volta ha generato un sacco di chiacchiere.
Perché? Da qualcuno è stato ritenuto come un modo della neoinsediata Giunta per attribuirsi meriti che, in realtà, non ha. Poi alcuni giornali hanno riportato la notizia con un entusiasmo fuori misura, qualcuno con tanto di calcolo di mirabolanti percentuali di crescita rispetto al natale 2023 (i visitatori erano stati 2.609).
A quel punto politici, ex politici e registi della politica non ci hanno visto più e si sono impegnati a tirare fuori i numeri natalizi di Palazzo dei Consoli degli anni ancora precedenti. Dando ancora più risalto a una non notizia.
Perché effettivamente lo scorso Natale non è accaduto niente di particolare, niente di nuovo. I numeri ricalcano quelli delle festività del 2022 (5.852 accessi). Semplicemente, nel 2023 Piazza Grande era un enorme cantiere che ha scoraggiato molti turisti dall’avvicinarsi. Anzi, quest’anno in realtà contiamo anche l’accesso di 1.537 residenti eugubini che, probabilmente andando a vedere la Madonna del Melograno, hanno contribuito a far salire il numero di ingressi.
Insieme ai dati, comunque, sono rimbalzate qua e là sui social anche accuse generalizzate a una stampa che, secondo alcuni, non farebbe il proprio lavoro e non approfondirebbe. L’approfondimento, però, non richiede soltanto la capacità di fare due ricerche e riportare qualche cifra ma richiede il tempo della riflessione. Un tempo che non siamo più disposti a concedere, nella fretta di scagliare parole al nemico mentre siamo rintanati nella nostra trincea. Il paradosso è che, appunto, politici, ex politici e registi della politica vogliano fare da pungolo ai giornalisti (ma una volta non funzionava al contrario?) chiedendo implicitamente alla stampa di fare ciò che invece esplicitamente condannano: che il giornalismo faccia politica.