Fino a pochi anni fa la biografia di Deiva era in gran parte avvolta da una cortina fumogena e con evidenti e numerose lacune ed errori. A cominciare dal luogo di nascita, fissato a Gubbio in tutti i cataloghi e le recensioni su carta stampata e in rete. In realtà Deiva Cristina Maria Riposati (questo il cognome paterno) nacque nella frazione perugina di Farneto il 16 luglio 1884. La madre, Clotilde, era originaria dell’assisano, apparteneva alla famiglia Terradura e tutti i suoi fratelli si erano trasferiti a Gubbio sul finire dell’Ottocento, dando origine alla famosa famiglia eugubina di mugnai di stanza tra Belardello e Zangolo.
Deiva ebbe un rapporto molto stretto con la sua famiglia materna e probabilmente è proprio questo il motivo che ha legato il suo nome a Gubbio (dove spesso si rifugiava in cerca di tranquillità e ispirazioni) invece che a Perugia. A riportare chiarezza sulle note biografiche della pittrice sono stati due suoi pronipoti: Gabriello Farneti e Oscar Terradura, recentemente scomparso, entrambi nipoti dell’avvocato Gustavo Terradura, cugino di Deiva.
Trasferitasi a Roma con la madre all’alba del XX secolo, Deiva si propone come modella, ma presto scopre di possedere un talento pittorico. Stringe un legame sentimentale con il pittore inglese William Walcot, che è possibile la porti a raffinarsi come artista a Londra e a Parigi. Rientrata in Italia, nel 1912 sposa l’avvocato Alfredo De Angelis dal quale si separerà ben presto mantenendone però per tutta la vita artistica il cognome: Deiva firmerà tutte le sue opere come De Angelis.
Poco prima del conflitto mondiale il pittore Cipriano Efisio Oppo la introduce nell’ambito di Villa Strohl-Fern, vera e propria culla della scuola romana nel parco di Villa Borghese, dove il mecenate austriaco dava ospitalità in case-studio a pittori e pittrici. Finita la Prima guerra mondiale, Oppo per interessi di carriera (diventerà in seguito l’uomo di fiducia di Mussolini per le questioni riguardanti l’arte) la scarta per una donna borghese, con la quale formare una famiglia. In un momento difficile della sua vita, Deiva si ritrae con i capelli corti, probabilmente tagliati con furia da lei stessa, un cappellaccio dalle falde larghe calzato sulla testa, una sigaretta in bocca e lo sguardo smagato (1920).
Ha un sodalizio con il vulcanico Anton Giulio Bragaglia: a tre mesi dalla perdita di Deiva, il famoso gallerista le dedica una testimonianza densa e malinconica dichiarando in apertura, senza mezzi termini, di essere stati l’una per l’altro «compagni d’arte e di vita» e non esita a raccontare del «panico e dell’orrore» che l’assalirono subito dopo la morte dell’amica, una dei suoi consiglieri per la gestione della celebre Casa d’Arte in via Condotti.
Deiva se ne va a soli 40 anni per un tumore e viene sepolta al cimitero del Verano. A lei è stata dedicata una mostra alla Nuova Galleria Campo de’ Fiori di Roma dal 3 febbraio al 5 marzo 2005 curata da Duccio Trombadori, Francesca Romana Morelli e Lucia Fusco. Quest’ultima ha dedicato alla pittrice la sua tesi di laurea e ha contribuito a riportare meritata attenzione su questa donna.