Si è chiusa da pochi giorni a Baku, in Azerbaigian, la 29esima Conferenza delle Parti, COP2, della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici. La COP29 aveva preso il via l’11 novembre con non poche fatiche, poiché, come annunciato dalle Nazioni Unite, si prevede che nel 2024 si stabilirà un nuovo record per le emissioni globali di gas serra derivanti dalla combustione di carbone, petrolio e gas naturale. Tra i pochi risultati misurabili positivi della conferenza, sono però emersi interessanti progressi sulla questione dell’adattamento del patrimonio culturale agli effetti del cambiamento climatico. E questo perché, dopo la pressione coordinata di 35 Paesi, il patrimonio culturale, immateriale e materiale, è stato incluso nel Fondo delle Nazioni Unite per le perdite e i danni. Il Centro Nazionale per le Ricerche è impegnato su questi temi, oggi di grande attualità, già da diversi anni, portando un importante contributo al tema degli effetti del cambiamento climatico sul patrimonio culturale materiale attraverso due progetti: “Heracles” (Horizon 2020, 2016-2019) e “GreenHeritage” (Horizon Europe, 2022-2025) coordinati dal Cnr stesso attraverso l’Istituto per lo studio dei materiali nanostrutturati (Cnr-Ismn) e l’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali (Cnr-Irpps).
Ed è qui che entra in ballo la città di Gubbio, dove, nell’ambito del progetto “Heracles”, il Cnr ha monitorato i rischi di dissesto idrogeologico che minacciano gli edifici e le antiche mura urbiche a causa degli effetti del cambiamento climatico, così come è stato fatto in Grecia, a Creta, oggetto di studio con il Palazzo di Cnosso, sito Unesco, e la fortezza veneziana di Koules nel porto di Heraklion.
ll progetto “GreenHeritage”, invece, ricerca strumenti e metodologie innovativi in grado di promuovere approcci adattivi e sistemici per gestire/mitigare meglio gli effetti dei cambiamenti climatici sul patrimonio immateriale, con particolare riferimento all’Europa, e in questo caso dal CNR è stata scelta la Festa dei Ceri come “caso scuola” di verifica per capire come una festa possa subire cambiamenti legati alle modifiche del clima. I cambiamenti climatici pongono sfide sempre più complesse anche per il mantenimento delle tradizioni più radicate e significative: è perciò necessario un approccio consapevole che consenta di salvaguardare le nostre tradizioni, adeguandoci a un contesto che cambia.
Sempre nell’ambito del progetto “Green Heritage”, il Comune di Gubbio, rappresentato dal sindaco Vittorio Fiorucci e accompagnato dai presidenti del Maggio Eugubino e dell’Università dei Muratori, aveva preso parte alcune settimane fa alla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico, a Paestum, per un appuntamento organizzato dal Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali di Ravello, con il quale il Comune di Gubbio ha stretto un importante protocollo d’intesa volto alla valorizzazione e tutela del patrimonio culturale immateriale: in questo senso l’incontro di Paestum aveva rappresentato un ulteriore momento di scambio e riflessione su come integrare salvaguardia del patrimonio e sostenibilità ambientale.