Fra poco sarà il 22 ottobre e saranno trascorsi 11 anni dall’ultimo ciak di “Time”. Il primo era stato girato il 23 ottobre del 2012. E’ ottobre e la bellissima vite rampicante ha iniziato a colorare di rosso la casa di Aldo Ajò, fiammeggiando visibile fin dalla pianura.
La natura prorompente non è l’unica protagonista del lungometraggio del 2014 di Renato Maria Rogari. Il paesaggio è il primo impatto, l’immagine che cattura lo sguardo ma poi è lo scorrere del tempo a rapire lo spettatore e condurlo in un viaggio affascinante.
Un’unica inquadratura da una telecamera piazzata su una finestra dalle parti di via dei Consoli, fotogrammi registrati sempre alla stessa ora, per una ventina di secondi, per un anno: la casa dell’artista Aldo Ajò, un torrione di pietra e il monte Ingino compongono la scenografia; le voci della gente, del Campanone e i suoni della città sono i dialoghi.
Ogni giorno la telecamera è andata in rec per una ventina di secondi, sempre intorno alle ore 16 e si capisce dai rintocchi dell’orologio di piazza Grande che spesso suonano proprio in quel lasso di tempo. Solo un’eccezione: una sequenza girata in piena notte è il colpo di scena che rivela la vita umana della casa, protagonista per un attimo al posto della natura. Col sole, con la pioggia, con la neve. Il regista Rogari, con l’aiuto degli amici Pietro Biraschi e Gianluca Sannipoli, visionari appena poco meno di lui, non ha mai mancato l’appuntamento quotidiano sul particolarissimo set di “Time”.
Dopo la proiezione al Cinema Astra avvenuta nel febbraio del 2014, don Angelo Maria Fanucci raccontava di una sala gremita e, alla fine, commossa.
Cos’è il tempo? E’ un quesito che chiede complessità. “Time” è complesso, stimola riflessioni eppure racconta anche quel tempo semplice fatto di cose quotidiane: lo spettatore lo scorge nelle voci della gente in sottofondo che parla di incombenze, nelle tende che si aprono e si chiudono alla luce più o meno invadente a mano, a mano che la stagione cambia.
Le stagioni e il loro modo di vestire la natura rappresentano il principale indizio visivo che ci orienta nel tempo raccontato dal film. A volte ne compaiono altri, come la bandiera rossa che sventola sul torrione di Pietra. E’ l’audio, però, a dirci a che punto ci troviamo dell’anno, a volte addirittura dandoci un’idea del giorno preciso quando il lontananza si sentono i suoni della Corsa dei Ceri.