Dall’edicola con la statua di Sant’Ubaldo all’incrocio con via della Repubblica, Corso Garibaldi si estende per una lunghezza tale da accogliere vari mondi differenti. Un po’ come la Penisola: un valdostano vive una realtà, un siciliano ne vive un’altra.
Potremmo dividerlo in tre zone, alta, centrale e finale, ma il nodo da sciogliere per tutti i gestori delle attività presenti è lo stesso: occorre riportare le persone sul Corso. Rispetto al come fare, abbiamo provato a chiederlo a loro.
Le risposte e le proposte sono diverse, talvolta opposte. Sono emersi, tuttavia, alcuni temi ricorrenti.
La ZTL e i parcheggi
Tema caldissimo. Chi la vuole, chi non la vuole, chi la vorrebbe a volte sì e a volte no.
Le attività che insistono su Corso Garibaldi hanno necessità diverse sia per il punto in cui si collocano, sia per la natura dei loro affari e ciò comporta differenze d’opinione sulla chiusura al traffico della zona.
Tuttavia, opinione comune è quella che vede la necessità di una comunicazione più efficace rispetto agli orari di chiusura della zona a traffico limitato e alle modalità di parcheggio sul Corso. Pressoché tutti i commercianti ascoltati hanno riferito lamentele da parte di clienti che sarebbero stati multati per soste e accessi e uscite dalla ZTL, non avendo ben compreso funzionamento e orari di apertura dei varchi. Se è vero che la legge non ammette ignoranza, è vero anche che quando un numero considerevole di cittadini incontra la stessa difficoltà, è necessario andargli incontro.
Più di un esercente si è detto poi favorevole alla pedonalizzazione di Corso Garibaldi, a patto di abbellirlo. Secondo alcuni, la zona manca di decoro urbano e andrebbe curata, per esempio, con l’apposizione di fioriere e panchine.
“Dovrebbe diventare il salotto della città ma non è possibile passeggiare facendo lo slalom fra le auto parcheggiate e quelle in transito o sedersi per un aperitivo in mezzo ai motori accesi”, lamenta un commerciante. Si aggiunge alla conversazione anche una cliente dell’attività: “i marciapiedi poi sono piccoli e passeggiare con mio figlio nel passeggino è davvero complicato”.
D’altro canto, altri esercenti sono più prudenti rispetto all’idea di una chiusura totale al traffico: “i miei clienti sono per lo più eugubini e mi raggiungono utilizzando l’automobile. Se aumentasse il flusso turistico in zona avrei meno timore della pedonalizzazione ma ad oggi so che perderei molti clienti”. “Non sono contrario alla chiusura della ZTL ma non comprendo la ratio delle chiusure attuali, per esempio con via dei Consoli e via XX Settembre aperte almeno al transito e il Corso chiuso con barriere fisiche”.
Un commerciante sostiene, però, che anche la mentalità delle persone negli anni è cambiata. “Siamo autocentrici”, sostiene ed è vero che l’idea di non poter raggiungere in auto una destinazione e di dover percorrere alcuni metri a piedi spesso ci fa storcere il naso. “I clienti sono diventati comodi”, conferma un’altra imprenditrice.
Tuttavia, il problema dei parcheggi attualmente esiste: i commercianti attendono ansiosi il completamento del parcheggio di S. Pietro e i lavori attualmente in corso in piazza 40 Martiri, che hanno sottratto alla disponibilità dei cittadini alcuni posti auto, hanno aggravato i disagi. E’ anche la nuova conformazione che la piazza avrà a spaventare gli esercenti, nel dubbio che i parcheggi possano diminuire in maniera permanente.
I cantieri
Molti esercenti lamentano la concomitanza di più cantieri aperti, che hanno portato alla chiusura contemporanea di varie zone e vie vicine al Corso. Molti avevano messo in conto i disagi potenziali derivati dal rifacimento della piazza del mercato ma “andrebbe razionalizzato un calendario dei lavori necessari, da non avviare tutti insieme”.
La gru in piazzetta Oderisi poi fa da sbarramento: “chi viene da via della Repubblica si affaccia, vede quel mezzo e pensa che oltre non ci sia più niente”.
La via (non) commerciale
“Corso Garibaldi dovrebbe essere la via commerciale della città ma ormai ci sono solo saracinesche abbassate”: lo dicono i commercianti e fanno l’eco alcuni clienti che hanno ascoltato la conversazione.
La concorrenza è spietata, dicono, quella delle grandi catene e quella del commercio online, che hanno prezzi e assortimento difficilmente eguagliabili. “E’ un fatto che la disponibilità economica non sia più quella di qualche anno fa ma abbiamo anche perso l’abitudine di andare nei negozi cittadini o almeno di provarci: i miei stessi figli, quando hanno bisogno di qualcosa, per prima cosa aprono Amazon!”, aggiunge la proprietaria di un negozio.
“E’ stato un costante declino da quando uffici e banche si sono spostati”, “bene il Centro Medico Cairoli e la Farmacia del Centro che portano movimento” e “devono riaprire i negozi, è quella la chiave” ma c’è chi sta chiudendo battenti anche per i costi di gestione insostenibili. Una proposta arriva per i proprietari dei locali del Corso e riguarda la possibilità di un abbassamento dei canoni d’affitto richiesti a chi intende aprire un’attività, che insieme alle tasse rappresentano un peso importante. “Pago di TARI una cifra davvero grande”, ci dice una ristoratrice che in questi giorni ha abbassato definitivamente la saracinesca del suo locale ma questi importi sono calcolati in base a una legge quadro nazionale e ben poco possono fare i comuni, se non intervenire sulle tariffe. I costi elevati degli affitti, invece, lasciano perplessi molti esercenti. “Si potrebbe concordare un canone agevolato almeno per i primi tempi, sarà sempre meglio di tenere un negozio chiuso”, suggeriscono alcuni e l’idea sembra avere senso, più senso di quanto possa avere un numero considerevole di locali che schiudono le porte soltanto dalla prima domenica di maggio e fino al 2 giugno.
Gli eventi
A sentire i gestori delle attività mancherebbero poi eventi e iniziative, anche serali: “ricordo la Notte bianca dello Sport, per esempio”, suggerisce un commerciante. Qualcuno parla di eventi musicali ed ecco il solito facile paragone con S. Martino ma “lì ci sono locali tutti vicini fra loro, il quartiere è raccolto e le spese per chiamare qualcuno a suonare possono essere divise” e anche “il paragone comunque non tiene, Corso e S. Martino sono diversi sia per accessibilità che per la natura delle attività, da una parte anche commerciali e dall’altra legate quasi totalmente alla ristorazione”. Inoltre, sottolineano: “San Martino ha dalla sua anche la presenza del MUAM e del Palazzo del Bargello, che organizzano molti eventi, mostre e attività spesso dedicate ai bambini, noi dobbiamo inventarci qualcosa”.
Un altro tema in ballo è quello di una movida notturna che mantenga la vivibilità della zona: esiste ed è reale il disagio lamentato dai residenti, soprattutto legato al comportamento molesto di alcuni individui ma secondo alcuni “occorre trovare un compromesso sugli orari entro i quali è consentito tenere alto il volume della musica”.
“La buona volontà comunque deve partire anche da noi, ci vogliono vetrine accese e porte aperte, non locali che aprono solo di notte o solo poche ore durante la giornata”, dice uno dei commercianti e aggiunge poi: “il nostro è un mestiere legato al caso: tu apri, anche se pare non ci sia nessuno e poi da cosa nasce cosa, più si vede un locale attivo e più verrà frequentato”.
La pensa così anche un altro ristoratore: “il ritorno della gente non si ottiene con uno schiocco di dita, se apri stasera e concludi poco non puoi rinunciare subito, le persone vanno riconquistate e riabituate”. E aggiunge: “se vuoi definirti posto turistico devi aprire dopo cena d’estate, devi aprire quando è festa, il 24 dicembre magari apri alle auto e tieni aperti i negozi fino a tardi”.
Le ricadute del turismo sulle attività di ristorazione
Il calo del turismo di circa il 20% rilevato in città come in tutta Italia pesa ancora di più se applicato a una zona già meno trafficata di per sé come Corso Garibaldi.
La percezione di chi lavora nella ristorazione parla comunque di un “post covid che ci ha portato un boom di presenze anomalo e quindi irripetibile” e qualcuno aggiunge un dettaglio: “la chiusura della Contessa lo scorso anno ha convinto a rimanere in città gli eugubini, che quindi hanno frequentato di più alcuni locali”.
I ristoratori stessi confermano la differenza fra ristoranti e hotel aperti in zona Corso Garibaldi ma anche in centro storico in generale e quelli che invece si trovano verso le colline e la campagna: le attività del centro, Corso e S. Martino, dicono di aver lavorato ma meno del solito, nel corso dell’estate, mentre B&B, agriturismi e residenze con piscina fuori città hanno avuto un boom, registrando il tutto esaurito soprattutto ad agosto.
Promozione e pubblicità
I dettagli a volte fanno la differenza: “sulla variante, venendo da Perugia, si incontra per prima l’uscita Gubbio Est ed è l’unica che sul cartello stradale non porta il simbolo del centro”.
Ai commercianti di Corso Garibaldi preme la necessità di indirizzare i turisti verso la parte alta di Corso Garibaldi e sono state avanzate delle proposte in merito. Si è tenuta recentemente una riunione degli esercenti ricevuti dall’Amministrazione comunale e anche in questa sede i suggerimenti avrebbero riguardato anche l’ipotesi di una fermata del trenino Gubbio Express nei pressi dell’arco di Sant’Agostino. L’idea è che un visitatore indirizzato verso quella zona, o con cartelli stradali adeguati o attratto dal trenino, poi possa più facilmente decidere di proseguire la visita della città scendendo verso il Corso.
Per lo stesso principio, un’altra idea è quella di installare cartelli che indichino la direzione per la funivia in piazza 40 Martiri, “sotto l’orologio” e poi all’angolo fra via della Repubblica e l’inizio di Corso Garibaldi.
“I turisti si fermano per chiedere due cose: cosa possiamo vedere in città e dove si trova la funivia”, sostengono diversi esercenti e qualcuno di loro aggiunge di aver notato “una minore attenzione alla promozione turistica”. Tutti riconoscono l’importanza della pubblicità e molti sostengono che il turista vada adeguatamente accompagnato nel suo tour cittadino, magari implementando i servizi dello IAT.
Va detto che oggi le persone preferiscono informarsi online e qui salta all’occhio un dettaglio: Gubbio manca di un portale online ufficiale attraverso il quale sia offerta al turista una panoramica ben strutturata, esaustiva e possibilmente accattivante delle attrattive della città. I centri italiani più grandi o con forte ambizione turistica dispongono di siti internet, nominati spesso “Visit Città X”, nei quali sono raccontati i luoghi simbolo, i monumenti e i punti di interesse locali.
Di grande valore è poi ciò che accade sulle piattaforme social: che siano profili ufficiali dei comuni o pagine di terzi, le persone strutturano i propri itinerari in base a quel che viene proposto in modo suggestivo su Instagram o su Facebook. I social network consentono anche di promuovere aspetti non canonici di una località. Un esempio: chi ha visitato Sirmione negli ultimi anni avrà certamente notato file lunghe diversi metri di fronte a una spettacolare buganville color magenta che ha colonizzato la facciata di un palazzo. Bene, le code di turisti in paziente attesa di una fotografia con la pianta fiorita sono figlie della promozione social del luogo. E’ una promozione che talvolta è l’effetto involontario di un contenuto buttato lì a caso da un utente ma che, se ben pensata e strutturata, può portare frutti.
Per assurdo: se qualcuno decidesse di iniziare a produrre contenuti social sulla bellissima magnolia rosa che in primavera fiorisce dalle parti di via Gioia o sulla vite rossa che si arrampica sulla casa di Aldo Ajò in autunno, probabilmente vedremmo in breve tempo drappelli di turisti pronti a un selfie. Qualcuno potrebbe dire che questo non è un patrimonio da sito istituzionale ed è per questo che servono i social network, perché è così che ora gira il mondo. Tuttavia, alcuni comuni, come Sirmione stesso, ritengono anche questi particolari degni di comparire sulle proprie pagine istituzionali.
E’ un bene? E’ un male? Può essere sicuramente strumentale e può funzionare per dirottare i turisti in punti della città attualmente meno battuti. Se non ci pensiamo noi, ci penserà qualcun altro che, seppur forte di qualche migliaio di follower, potrebbe non esserci d’aiuto: “online circola un video di due influencer non eugubini dal titolo ‘Cosa vedere a Gubbio’ e hanno dimenticato il Corso, il Palazzo Ducale e altri posti”, racconta una ristoratrice.
I commercianti di Corso Garibaldi tirano le somme, chiedono aiuto e tirano in ballo l’Amministrazione perché li sostenga con interventi ad hoc, le associazioni ma anche i gestori stessi delle attività del Corso e i residenti della zona, perché “fare squadra è fondamentale”.
Le sorti del Corso sono interesse della collettività e non solo perché possa diventare un’attrazione turistica ma anche perché possa essere restituito, più vivibile, ai cittadini.