GIÙ L’INDUSTRIA MANIFATTURIERA, DRAMMA (-33%) PER IL COMMERCIO I DATI DELLA RILEVAZIONE EXCELSIOR (MENSILE E TRIMESTRALE) PER ITALIA, CIRCOSCRIZIONI E REGIONI
Il quadro nazionale e delle circoscrizioni territoriali
Le nuvole nere che si sono addensate sull’economia (inflazione,tassi in crescita, venti di recessione) iniziano a scaricare il temporale sull’occupazione italiana. E così, come il temporale è annunciato dalla pioggia, a settembre 2022 l’andamento dell’occupazione delle imprese mostra un leggero calo rispetto a settembre 2021, mentre da ottobre la retromarcia si farà più robusta, con le assunzioni nelle imprese che, nel trimestre settembre-novembre, arretreranno del 2,9% rispetto allo stesso trimestre del 2021.
È il quadro che emerge dalla nuova rilevazione del Sistema Informativo Excelsior, realizzata da Unioncamere in accordo con l’Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro (Anpal) e diventata da anni un punto di riferimento essenziale per quanto riguarda le previsioni sulle assunzioni da parte delle imprese sia a livello nazionale che circoscrizionale e regionale, lavorando sul campo con un ampio camipione rappresentativo del totale delle aziende.
A settembre 2022, dopo un lungo di crescita occupazionale, le imprese italiane prevedono infatti di effettuare 524mila 240 assunzioni, contro le 526mila 250 effettuate nel settembre 2021, con un calo di 2mila 010 avviamenti (-0,39%). Ma è nei mesi di ottobre e novembre che la situazione si farà più pesante, con il trimestre settembre-novembre che chiuderà con una flessione di 44mila 160 avviamenti al lavoro, -2,9% rispetto alle assunzioni che erano state realizzate nello stesso trimestre 2021.
Guardando al trimestre, a livello di circoscrizioni territoriali la situazione più pesante è quello che si evidenzia nel Centro (-5,1%, – 14mila 990 assunzioni rispetto al trimestre settembre-novembre 2021), seguito dal Mezzogiorno – Sud continentale + Isole – con -2,8% (-9mila 8490 assunzioni), Nord Ovest (-2,5%, -11mila 380) e Nord-Est (-2,3%, -7mila 850).
Sempre nell’ambito del trimestre, per quano concerne lo specifico mese di settembre – vedere Tabella allegata – a mostrare crescita occupazionale è solo il Mezzogiorno (probabilmente sulla spinta del buon andamento del turismo settembrino) con il +3,2%, mentre il decremento è già marcato nel Centro (-3,5%), consistente nel Nord-Est (-1,6%) e marginale nel Nord-Ovest (-0,1%). È insomma il Mezzogiorno, a settembre 2022, a limitare i danni sull’occupazionale nazionale, prima di pagare dazio (ad eccezione della Sicilia) nei mesi di ottobre e novembre.
L’andamento occupazionale nelle regioni
Se nel mese di settembre 10 regioni italiane su 20 riescono ancora a mostrare il segno più, nel trimestre settembre-novembre evidenziano il segno meno ben 17 regioni su 20. A crescere, nel trimestre, sono solo Valle d’Aosta (+5,5%), Sicilia (+1,5%) ed Emilia Romagna, che sostanzialmente pareggia il conto con un incremento infinitesimale di 60 assunzioni rispetto al trimesre settembre-novembre 2021.
Tutte le altre regioni arretrano, alcune pesantemente come Liguria (-6,9%), Friuli Venezia Giulia (-6,5%), Toscana (-5,8%), Campania (-5,4%), Lazio (-5,2%) e Marche (-5%). Decrementi consistenti anche in Basilicata (-4,8%) e Molise (-4,6%).
In questo profluvio di segni meno, L’Emilia Romagna è la migliore regione del Nord-Est, il Piemonte (-1,25) del Nord-Ovest), l’Umbria (-3,2%) del Centro, la Sicilia del Mezzogiorno.
L’andamento dei settori economici. Dramma per il commercio, giù l’industria manifatturiera, ma c’è anche chi cresce
A livello nazionale l’andamento occupazionale previsto dalla Rilevazione Excelsior per quanto concerne i settori è assai diversificato. La situazione più grave la evidenzia il commercio, che nel trimestre settembre-novembre 2022 vede crollare del 33% (-92mila 010) le assunzioni rispetto allo stesso trimestre 2021. Nell’industria, il colpo più rilevante lo subisce la voce “Industria manifetaturiera e Public Utilites”, che arretra del 13,4%. lasciando sul terreno 42mila540 assunzioni rispetto allo stesso trimestre 2021. Sempre nell’ambito dell’industria continua a crescere il modo consistente l’occupazione nelle costruzioni (+30,4%, +35mila 970 assunzioni). I servizi, presi complessivamente, vista la situazione tutto sommato tengono botta (-3,7%), ma come detto al loro interno c’è il profondo rosso del commercio. Nei servizi crescono le assunzioni nelle voci “Servizi di alloggio e ristorazione, Servizi turistici” (+2,8%), “Servizi alle imprese”(+3,7%) e “Servizi alle persone” (+19,1%, +35mila 970 avviamenti al lavoro).
Focus sull’Umbria
In questo quadro trimestrale di difficoltà occupazionale, l’Umbria non brilla ma neppure sfigura. Nel trimestre settembre-novembre 2022 registra una flessione di 530 assunzioni rispetto allo stesso trimestre 2021 (da 16mila 430 a 15mila900 avviamenti), con un calo del 3,2%, superiore alla media nazionale (-2,9%). Ma nella graduatoria delle regione italiane (vedere Tabella) è all’undicesimo posto e guadagna il titolo di migliore regione del Centro (La Toscana marca -5,8%, il Lazio -5,2%, le Marche -5%), che peraltro compessivamente ha una flessione delle assunzioni assai più marcata (-5,1%) di quella dell’Umbria.
Per la cronaca, nello specifico mese di settembre 2022 l’Umbria è tra le regioni con il segno più (+1,9%), con +110 assunzioni rispetto a settemebre 2021.
Nel 23% dei casi le entrate previste saranno stabili, ossia con un contratto a tempo indeterminato o di apprendistato, mentre nel 77% saranno a termine (a tempo determinato o altri contratti con durata predefinita.)
Si concentreranno per il 66% nel settore dei servizi e per il 68% nelle imprese con meno di 50 dipendenti e il 18% sarà destinato a dirigenti, specialisti e tecnici, quota inferiore alla media nazionale (26%), confermando su questo fronte la mancanza relativa di un numero adeguato di medie e grandi imprese nella regione.
E si conferma un altro dei grandi problemi, la difficoltà delle impese a eperire i profili professionali di cui hanno bisogno, su cui l’Umbria è in vetta alle regioni italiane: in 48 casi su 100, infatti, le imprese umbre prevedono di avere difficoltà a trovare i profili desiderati.
Da segnalare poi che per una quota pari al al 33% le assunzioni interesseranno giovani con meno di 30 anni (dato in linea con la media nazionale del 32%) e che il 13% delle entrate previste sarà destinato a personale laureato, mostrando anche qui il consueto, consistente ritardo sulla media nazionale , che si attesta al 21%.
Inoltre, per una quota pari al 64% delle entrate al lavoro previste nella regione viene richiesta esperienza professionale specifica o nello stesso settore e le tre figure professionali più richieste concentreranno il 34% delle entrate complessive previste (operai specializzati e conduttori di impianti assorbono il 37% delle assunzioni previste, le professioni commerciali e dei servizi il 30% e dirigenti, specialisti e tecnici il 18%).
Le impese che assumono in Umbria sono l’11% del totale (media nazionale 12%).
Andamento occupazionale nel trimestre nei principali settori di attività in Umbria: commercio -31%
Nel trimestre settembre-novembre 2022, rispetto all’analogo trimestre 2021, si evidenzia anche in Umbria il crollo delle assunzioni nel commercio (-31%), anche se inferiore al 33% del dato nazionale. Per le costruzioni si prevede +46,2% degli avviamenti al lavoro, stracciando il già ottimo +30,4% del dato nazionale. Le assunzioni nei servizi alle persone crescono del 17,8% (media nazionale +19,1%), mentre nella voce “Servizi di alloggio e ristorazione, Servizi turistici” si prevede in Umbria un amento dell’occupazione del 5,6%, il doppio della media italiana (+2,8%).
La dichiarazione
“Le gravi difficoltà innescate dall’alta inflazione trainata dai rincari stellari delle materie prime – afferma il Presidente della Camera di Commercio dell’Umbria, Giorgio Mencaroni – che hanno determinato l’accelerazione nella crescita dei tassi di interesse e quindi accentuato le previsioni di una recessione in arrivo, si riflettono pienamente nelle previsioni delle assunzioni delle imprese, che per la prima volta arretrano dopo trimestri di crescita. In questo contesto è il commercio, compresso tra le bollette elettriche triplicate quando non quadruplicate e l’inflazione che erode il potere delle famiglie, a pagare il prezzo più elevato, con un drammatico crollo delle assunzioni previste e con il rischio di un numero molto elevato di chiusure di esercizi. Ma soffre anche l’industria manifatturiera, come i dati Excelsior ben dimostrano. Il cielo si è fatto plumbleo e, nel rilevare come in questo contesto il trimestre settembre-novembre possa per fortuna contare, soprattitto per quanto concerne il mese di settembre, su un apporto positivo del turismo, appare necessaria e urgente l’adozione di provvedimenti incisivi per frenare i maxi rincari dell’energia e offrire un maggiore sostegno al potere d’acquisto delle famiglie, attivando con decisione la leva della riduzione del cuneo fiscale sulle retribuzioni. Altrimenti l’autunno e l’inverno, che già si sapeva sarebbero stati economicamente freddi, rischiano di diventare glaciali in Italia come in Umbria, regione che comunque dai dati Excelsior mostra, pur in un contesto generale negativo, di saper lottare e difendersi”.